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2020: anno d’oro e di svolta per il Venture Capital italiano

Ormai, possiamo dire con certezza che il 2020 è stato l’anno d’oro del venture capital in Italia.

Mi è concesso esclamare che “era ora”?

Per noi che in Italia facciamo e lavoriamo per le start up e nel digitale, è stato come tirare un sospiro di sollievo e ridisegnare le nostre prospettive future.

Il 2020, infatti, mi viene da dire che è stato non solo un anno proficuo sul versante investimenti, ma potrebbe diventare uno spartiacque tra quello che si è fatto prima del 2020 per l’innovazione nel nostro Paese e quello che si farà d’ora in poi.

Da vent’anni che mi muovo in questo mondo non ho mai visto un fermento come quello che si è generato negli ultimi 12 mesi.

Investimenti per 800 mln di euro

Parliamo di quasi 800 milioni di euro e di circa 300 operazioni.

Grazie senza dubbio alla pandemia, abbiamo assistito ad una ricerca di opportunità di mercato alternative da parte di tutti: Stato, fondi di holding di investimento, business angel, equity crowdfunding e anche investitori non tradizionali.

Nel secondo semestre, in particolare, e rispetto a un trend crescente a livello mondiale, l’Italia ha conosciuto una vera e propria accelerazione. Importanti anche gli investimenti legati all’open innovation in un momento di crisi per l’economia tradizionale.

Numeri incoraggianti soprattutto se penso agli inizi del mio lavoro con le start up e non solo. Non devo andare molto indietro nel tempo per ricordare quanto fosse faticoso e quasi impossibile che una start up potesse essere finanziata.

L’Italia in questo ultimo anno si è riscoperta interessata a scommettere su nuove realtà, dando fiducia ai più giovani, a nuove idee di business, all’innovazione e chiaramente al settore digitale.

Fino a ieri – soprattutto per idee e progetti – sembrava quasi impossibile che qualcuno ci scommettesse neanche una cifra a 4 zeri.

Non siamo diventati gli Stati Uniti, ma abbiamo segnato una svolta

Quello che abbiamo vissuto quest’anno sul fronte finanziario ci racconta anche un’altra cosa.

Di fronte al dramma generato dall’emergenza Covid abbiamo scoperto che in fondo non siamo un Paese così povero come qualche volta vogliono farci credere.

In questo anno è venuto fuori il lato migliore del nostro sistema politico ed economico.

Siamo un Paese che vanta banche solide e fiorenti, tanti risparmiatori, ma dove i soldi prima erano indirizzati esclusivamente verso le grandi aziende.

Il 2020 ha portato questa piccola rivoluzione. Molti investimenti, ma soprattutto nelle start up e nel settore tecnologico e digitale.

Certo ora non siamo l’America e non siamo la Silicon Valley, ma c’è stato un cambiamento di rotta e intravedo anche nel 2021 lo stesso orientamento portato avanti fino ad oggi sia dagli investitori pubblici che quelli privati.

Usiamo bene questo treno

Adesso ci tocca cavalcare bene quest’onda e lavorare con serietà e tenacia.

Siamo stati privilegiati proprio noi che operiamo nel settore digitale, perché si è capito che è questo il futuro e che non se ne può più fare a meno. Il mercato si aspetta da noi una risposta importante.

Le innovazioni hanno ricevuto sostegno e noi dobbiamo ricambiare credendo nelle nostre aziende e seguendo percorsi coerenti e che puntano a qualità e velocità di azione.

Quest’anno sono saliti particolarmente proprio gli investimenti seed e considerato che è una cosa assolutamente nuova in Italia, non dobbiamo deludere le aspettative.

Gli investimenti restano concentrati soprattutto al Nord e in Lombardia, ma anche su questo sono piuttosto soddisfatto. Il Sud è decisamente in crescita. In particolare la nostra Campania segna un +9%.

Il settore digitale ha monopolizzato gli investimenti

Come accennavo prima, questo è il nostro momento e va sfruttato al massimo. Dal punto di vista settoriale, l’Ict ha monopolizzato l’interesse degli investitori di venture capital, con una quota del 46%.

Il 30% è andato per startup del comparto dei digital consumer services e il 70% su società con focus sulle tecnologie a supporto dell’impresa.

Si è notato anche un crescente interesse per i servizi finanziari e per l’healthcare.

L’Italia ha finalmente fatto Sistema

Va detto che il 2020 è stato un buon anno per gli investimenti in Italia  anche grazie agli incentivi fiscali previsti dal Decreto Rilancio. In questo momento storico abbiamo assistito ad un buon esempio di saper fare sistema.

Stiamo facendo innovazione mettendo insieme tutte le opportunità che abbiamo nel nostro Paese: pubblico e privato, tech transfer, business angels, corporate e venture capital.

Si sono tutti mostrati propensi a lavorare insieme e hanno dato modo al digitale di trovare uno slancio.

Credo e spero che ormai tutti i protagonisti diano per assodato che l’innovazione è uno dei driver imprescindibili per la crescita dei Paesi industriali.

Solo così possiamo restare competitivi e fungere da stimolo per nuovi investimenti e nuovi consumi.





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