In inglese si chiama “conversational commerce”. Ne hai mai sentito parlare? È un modo per mettere in contatto, via chat, i brand con i consumatori per favorirne la fidelizzazione.
Secondo alcuni studi riportati dalla società di social media marketing Likeable, il 66% dei consumatori preferisce interagire con un brand tramite app. Mentre Gartner, prevede che nel prossimo anno, le app di messaggistica supereranno la popolarità delle app social.
Sempre per Gartner, nel 2020 l’85% dei consumatori entrerà in contatto con i brand senza passare necessariamente per un’interazione umana. Come? Con i chatbot, che sono diventati uno degli strumenti di digital marketing destinato a crescere di più in futuro.
Già da tempo, seguendo l’esempio di WeChat, Facebook ha lanciato i suoi chatbot via Messenger, solo nel 2017 ne sono stati attivati 100mila. Ecco alcuni dei casi più innovativi di uso dei chatbot su Messenger e cosa possono insegnarci.
Il chatbot per le ricette
Whole Foods, catena di supermercati comprata da Amazon, ha ideato un chatbot su Messenger davvero singolare. L’utente inserisce alcuni dati, come gli ingredienti che preferisce (per esempio quelli necessari alla sua dieta) attraverso le emoji. Il chatbot li elabora e propone delle ricette personalizzate sulle sue esigenze. Geniale, no?
Quello per lo scoop
Quartz, la celebre rivista digitale per millennial, ha ideato un chatbot per Messenger che consente ai suoi lettori di essere aggiornati sulle notizie più importanti della giornata ed essere coinvolti nelle iniziative della rivista. In questo modo l’azienda ha voluto offrire al suo milione di lettori uno strumento veloce per essere sempre al passo e non perdersi neanche una news.
C’è chi fa 1 milione di dollari con un chatbot su Messenger
I chatbot sono uno strumento che se ben progettato consente di aumentare di molto i fatturati di un’azienda. Lo sa bene SnapTravel, un’agenzia di viaggi americana. Il suo chatbot, che consente di avere informazioni sulle destinazioni turistiche e sulle promozioni, ha portato nelle tasche dell’azienda più di 1 milione di dollari di prenotazioni.
Il chatbot che combatte la depressione
Woebot non vuole sostituire gli psicologi. Il chatbot, ben ideato, accompagna infatti l’essere umano nelle sue attività, ma senza sostituire gli esperti. Woebot fa una cosa diversa: conversa con i pazienti e, imparando dal loro carattere, è in grado di offrire consigli su come gestire situazioni negative, come attacchi d’ansia o depressione.
Il robot che rivoluziona il mondo
Anche l’Unicef ha creato il suo chatbot che raccoglie le opinioni degli utenti su tematiche sensibili per il miglioramento dell’umanità. Il chabot fa domande e interagisce come in un sondaggio e poi raccoglie le informazioni per creare report per orientare le decisioni politiche e promuovere cambiamenti positivi nella società.
Questi sono solo cinque casi d’uso emblematici di successo. I chabot diventeranno strumenti sempre più capaci di supportarci nelle nostre attività. Con il mio team di lavoro abbiamo fatto nascere LAILA, il chabot che segue la terza via dell’intelligenza artificiale, un progetto fortemente orientato al business che servirà a diversi scopi: rafforzare il customer care , offrire una guida a chi compra online, effettuare nurturing, generare lead e più di tutto creare relazione con il cliente.
Dopo aver ottenuto 400mila euro da Invitalia con il bando Smart&Start, Laila sarà presto protagonista di una campagna di crowdfunding sulla piattaforma 200crowd.
Qui racconto perché Laila è innovativo e perché inaugura la terza via dei chabot.