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Chi vincerà la sfida tecnologica tra Usa e Cina?

Il viaggio del Presidente Joe Biden in Europa ha riacceso, in questi giorni, un tema caldo e a me molto caro: le sfide del futuro in tema di sviluppo economico e tecnologico.

Siamo tutti spettatori e protagonisti di una partita storica che si giocherà sul fronte digitale tra Asia e America.

Da un lato la forza e il potere senza tempo degli Stati Uniti, dall’altro l’Asia che avanza nel settore tecnologico in modo veloce e agguerrito, con poche regole e quasi zero limiti.

Anche se la competizione tra Cina e Stati Uniti è solo all’inizio e gli Usa detengono ancora un primato importante, come si evince dalle parole di Biden in Europa, è comunque arrivato il momento di rilanciare, di partire con una strategia che contenga l’ascesa asiatica.

In estrema sintesi, gli interventi di Biden di questi giorni ci hanno detto soprattutto due cose:

  1.  l’era Donald Trump è finita e l’America vuole rimettere insieme i cocci del multilateralismo lasciato dal vecchio presidente
  2.  è importante restare uniti perché il “nemico” asiatico diventa seriamente temibile

In parte condivido il gioco di anticipo di Biden. La partita tecnologica con l’Asia non va sottovalutata.

È vero che le compagnie americane dominano ancora il panorama tecnologico, rappresentando il 70% dell’intera classifica, ma i progressi della Cina sono stati notevoli e il suo sviluppo tecnologico è ormai sotto la lente d’ingrandimento internazionale.

Sì alla Sfida, ma NO ai colpi bassi di Trump

Da imprenditore digitale non posso non amare gli Stati Uniti e il loro massimo esempio sul fronte tecnologico. Quello che siamo lo dobbiamo a loro! E se viviamo un’era digitale è grazie agli Usa.

Credo molto nella forza di questo Paese straordinario e nella sua solidità che sono certo verrà fuori in questa sfida con la Cina, ma quello a cui abbiamo assistito con Donald Trump non va assolutamente mai più replicato.

Trump ha messo in atto una vera e propria guerra digitale contro il mondo asiatico.

Abbiamo assistito a degli scenari a tratti imbarazzanti e ci auguriamo che Biden si allontani da quei modelli; sentir parlare un Presidente degli Stati Uniti di Tik Tok e vedere le restrizioni commerciali imposte a Huawei e ZTE  è qualcosa che fino a dieci anni fa non immaginavamo potesse accadere.

La pandemia da Covid-19 ha messo in atto un pericoloso atteggiamento degli stati: quello di entrare in situazioni private condizionando il mercato.

Quello del controllo della comunicazione è stato un mezzo (e una scusa) per contenere una crescita economica che spaventa.

Sì al rispetto delle regole da parte delle imprese asiatiche, ma No agli Stati che entrano nelle scelte di aziende e multinazionali a danno oltre tutto dei consumatori, delle imprese e del mondo della finanza.

Percepisco questa come una strada pericolosa e al momento anche Joe Biden la sta spalleggiando. Ha firmato un nuovo ordine esecutivo che dal 2 agosto vieta agli americani di investire in aziende cinesi quotate in Borsa legate al settore della difesa o impegnate nella vendita di tecnologie di sorveglianza, sia dentro che fuori la Cina.

Biden ha di fatto rafforzato ed esteso il decreto emesso a novembre da Donald Trump, aggiungendo altre 28 aziende.

Chi vincerà la competizione tecnologica tra Cina e Usa

Nonostante la partita sia appena cominciata (e Biden sia agli inizi del suo incarico ed è ancora parziale la lettura che possiamo dare della sua politica), credo che alla fine l’Asia questa guerra la perderà.

Gli Stati Uniti si stanno confrontando con velocità importanti e con un gioco di mercato spesso sleale. Ma hanno dalla loro una storia in questo settore, una solidità e ancora il 70 % della tecnologia mondiale.

Riescono ancora ad imporre con forza il loro modo di fare mercato, hanno visioni più ampie, più liberali e più condivise nel resto del mondo e nel Vecchio Continente.

Bene ha fatto Biden a partire alla riconquista dell’Europa.

Anche in questo senso di danni, Trump ne ha fatti parecchi.

L’Italia per esempio è il Paese in cui la percezione dell’America come principale leader globale è più bassa: lo pensa il 51% degli italiani, contro il 55% dei tedeschi e il 56% dei francesi, numeri tutti bassi, in linea con il 2020 e in calo di dieci punti sul 2019.

La gestione di Trump della pandemia è stata disastrosa e ha determinato, tra le varie cose, un enorme danno di immagine agli Usa in termini di affidabilità.

Se Biden stringe su un continente come il nostro – che non è certo tra i più competitivi in ambito tecnologico – significa che nutre dei timori concreti sulla competitività tecnologica della Cina e vuole giocare di anticipo.

Biden assicura che “L’America è tornata. La diplomazia è tornata. Le alleanze sono tornate”.  Ce lo auguriamo anche per il bene del progresso tecnologico e dello sviluppo economico, soprattutto su temi importanti come quelli ecologici e del 5G.

Come lavorerà Biden per controllare l’espansione cinese?

La crescita cinese a livello economico e di innovazione (rispetto al decennio passato) porteranno gli Stati Uniti ad una inevitabile perdita di quello che gli americani chiamano “leverage”, cioè la capacità di influenzare i processi globali.

Biden si focalizzerà sulla creazione di una alleanza di paesi democratici che hanno stesse ambizioni e stessi bisogni. Soprattutto per quanto riguarda le priorità tecnologiche.

Farà in modo di coinvolgere gli alleati a non produrre più questa tipologia di beni in Cina. Per tenere sotto controllo l’espansione cinese lavorerà su forti coalizioni con i paesi alleati.

Che tutto questo avvenga nel pieno rispetto di processi democratici e della libertà di mercato. E’ questo soprattutto che si augurano gli imprenditori digitali, che sia sul fronte statunitense o su quello cinese.





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