Menu Chiudi

Il nostro futuro nel Metaverso. Voi quanto ci credete? Io sono scettico

Ormai è il tema di questi mesi.

Ascoltando guru e leggendo i primi dati e i sondaggi in corso, sembra quasi che da qui, a pochi anni, si definirà in modo irreversibile una realtà virtuale nella quale le persone vivranno, lavoreranno e socializzeranno.

Secondo Gartner, una delle multinazionali più potenti nella ricerca e analisi nel campo della tecnologia, entro il 2026, il 25% delle persone trascorrerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso, per lavoro, shopping, istruzione, socialità o intrattenimento.

Questo dunque, per alcuni, lo scenario che ci si profila all’orizzonte con inevitabili ricadute nei futuri investimenti e nella valutazione di quali modelli di business possano meglio funzionare.

Di fronte a tutto questo e – operando in questo settore da ormai più di 20 anni – sto riflettendo da tempo su quanto tutto questo possa essere una conseguenza effettiva della rivoluzione digitale che ci sta travolgendo da anni.

Leggo di aziende che stanno già costruendo modi per consentire agli utenti di replicare le loro vite nei mondi digitali.

Quello che adesso virtualmente avviene in luoghi separati, con il Metaverso tutte le nostre esperienze di vita potrebbero avvenire in un unico ambiente con più destinazioni tra tecnologie ed esperienze.

Lavorando nel digitale non dovrei avere una posizione reazionaria, ma faccio veramente fatica a credere fino in fondo a questa prospettiva sociale ed economica.

Avere memoria e La Bolla di Second Life

Inevitabile tornare indietro con la memoria e pensare a quanto accaduto 10 anni fa circa con il boom di Second Life.

Ci fu una crescita impressionante, sono stati investiti milioni di euro, fu una cosa davvero veloce e pazzesca in termini di numeri. Ma a parte quelli che nell’immediato sono riusciti ad arricchirsi, nella maggior parte dei casi adesso possiamo parlare di soldi buttati.

Credo che quando si ecceda nel concetto del virtuale, si finisce per perdersi e fallire. Soprattutto sul versante business.

Questa prospettiva la ereditiamo dal mondo dei giochi e dei video games. Fortnite, per esempio, che sta spopolando da anni senza arrestare la sua corsa, esprime a pieno il concetto del virtuale, dove bambini, ragazzi e adulti si calano completamente in mondi e personaggi ricreati.

Ma il punto è capire quanto tutto questo possa avere un ritorno decisivo e una ricaduta in termini di business e di investimenti.

Quanto tutto questo possa davvero cambiare gli scenari economici mondiali.

Io ci vedo grossi rischi e il concetto di Metaverso continua a non convincermi nel lungo periodo.

Non sono un conservatore, anzi. Ma è importante avere memoria storica e riflettere bene su logiche estreme come quelle che si prefigurano in questo modello.

Una trovata geniale sul fronte del Marketing

Sicuramente è una trovata geniale dal punto di vista di marketing.

E Mark Zuckerberg ha fatto senza dubbio il suo gioco.

Ma in passato tutto questo ha già fallito e anche se adesso il mondo virtuale si è estremamente perfezionato ed è cresciuto in termini di diffusione e di diversificazione, resta comunque una strada sulla quale non credo sia vincente scommetterci.

Lo vedo un investimento lampo, così come è accaduto anche sempre per Second Life. Molti sono riusciti a trarre guadagni importanti dal boom iniziale ma chi è arrivato dopo si è trovato di fronte una bolla che stava scoppiando.

Una voce fuori dal coro

Sarò una voce fuori dal coro, ma trovo questa una missione un po’ azzardata, ricca di possibilità straordinarie, ma anche di pericoli concreti.

Forse la strategia giusta potrebbe essere migliorare l’integrazione tra la dimensione reale e quella virtuale. Lavorare per costruire e investire nell’armonia delle due cose in modo efficace e non invasivo.





Shares