Quando corriamo troppo, rischiamo di vivere solo nella pratica il lavoro che portiamo avanti. Perdendoci un pezzo fondamentale.
Quello delle analisi, dello studio e della ricerca. Anche la rivoluzione inarrestabile che stiamo determinando merita delle pause.
Soprattutto se si vuole essere i protagonisti del sistema in cui si opera.
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare con più insistenza, nei nostri ambienti, di industria 5.0.
Ho pensato quindi che fosse tempo di fare qualche prima riflessione sul tema e poi conservare tutto nel cassetto di questo Blog da rispolverare tra qualche tempo. Quando le cose sembreranno anche più chiare e concrete.
Che fine ha fatto la 4.0?
La prima cosa che mi sono chiesto è se effettivamente si possa già parlare di Industria 5.0 e che fine abbia fatto la 4.0.
Possibile che sia stato tutto così veloce che ci siamo persi un pezzo per strada?
Innanzitutto non credo che le due cose siano una la conseguenza dell’altra e che vadano lette temporalmente.
Anzi, credo che l’evoluzione verso la quale ci stiamo dirigendo sia solo un’integrazione della digitalizzazione 4.0.
Quello che intravediamo nel nostro futuro, e quindi quello che è stato definito con questo “codice” 5.0, non è altro che un nuovo modo di concepire il fattore umano nella logica della produttività, nel suo ruolo e in quello che la tecnologia può fare per noi e non noi verso la tecnologia.
Mi spiego meglio.
La direzione (inevitabile), sia politica che economica, ormai si rivolge, almeno teoricamente, verso una maggiore sostenibilità in tutti i sensi.
L’industria 5.0 sposta così il focus sul lavoratore, sul suo benessere e sul suo ruolo nel processo produttivo.
Ed è per questo che anche noi imprenditori dobbiamo riflettere su questo concetto e capirne le dinamiche possibili per operare verso un progredire tecnologico che ci richiederà – ad un certo punto – di riconsiderare il ruolo dell’essere umano in questo processo.
Riusciremo secondo voi in futuro a trovare un maggiore equilibrio e compromesso tra macchine e uomo, nell’ottica di migliorare la qualità della vita delle persone?
Possibile.
In fondo con l’intelligenza artificiale abbiamo già cominciato a farlo.
L’avvento dei computer ha delineato quella Industry 4.0 che ha introdotto l’elettronica nei sistemi di produzione fino ad arrivare alla digitalizzazione del mondo industriale.
Mentre le innovazioni del passato ci hanno messo quasi 50 anni per farsi strada, ora voliamo in un arco generazionale molto ristretto.
A 10 anni di digitalizzazione già si parla di Industry 5.0.
Abbiamo già detto che robot ed intelligenza artificiale già sono parte integrante dei processi produttivi. Abbattimento dei costi, miglioramento dell’utilizzo delle risorse umane e processo di produzione più soddisfacente per il cliente.
Il nuovo scenario che avremo davanti, con la quinta rivoluzione industriale, darà un nuovo ruolo all’uomo. Strategico e necessario soprattutto dal punto di vista della qualità e della personalizzazione dei servizi offerti.
Non si parla più di competizione uomo-robot, ma di una vera e propria integrazione.
Si allontana la paura di essere sostituiti dai Robot
Il robot non sarà più il nostro nemico. Al contrario sarà lo strumento che ci consentirà di valorizzare la nostra unicità di esseri umani che si concentra soprattutto nella creatività e nell’idea.
L’uomo svolgerà sempre più un ruolo di controllo e di ideatore dei processi evolutivi.
L’industry 5.0 chiaramente ha poi l’obiettivo di poter risparmiare sia nella gestione delle risorse e quindi in tempo, ma anche in energia, rispettando anche l’ambiente.
I lavoratori si sposteranno sempre più verso attività più specifiche e più gratificanti.
A questo punto ci chiediamo.
Stiamo vivendo un futuro o un possibile ritorno al passato, in cui l’essere umano era al centro del processo produttivo?
Potrebbe accadere proprio questo perché l’automazione permette di sottrarre la mente dell’essere umano da quelle che sono attività di routine, lavori pericolosi e stancanti.
L’intelligenza umana non può essere sostituita da nulla.
La creatività, il genio o l’innovazione sono ciò che ci permette di fare la differenza nel nostro percorso evolutivo.
In parte credo che questo processo nelle nostre aziende stia già avvenendo attraverso la collaborazione tra intelligenza umana e digitalizzazione.
Per questo credo che siamo verso un sistema che si sta evolvendo ancora una volta e che dal passato recupera solo l’interesse e la necessità di dare uno spazio maggiore alla mente umana.
Mi sembra una felice prospettiva con cui guardare al futuro.
Un’ottima compagna di viaggio per questa estate in cui la mente non va mai in vacanza.