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Smetti di voler sapere tutto, parla e rischia poco: 3 dritte alle startup

startup's weekend

In un business, quando scatta l’ora “X” o sei dentro o sei fuori. In una startup, l’ora X, l’ora della resa dei conti, arriva in un battibaleno. In quel momento devi dimostrare, conti alla mano, che il tuo business è in crescita, altrimenti meglio chiudere i battenti.

Per essere efficace, uno startupper deve gestire in modo scientifico il proprio tempo. È per questo che sono scettico quando vedo alcuni di loro trascorrere grossa parte della giornata in competizioni per startup in giro per l’Italia.

Tuttavia, esistono alcune competizioni particolarmente stimolanti. Lo Startup Weekend è una di queste. La scorsa settimana si è concluso quello di Caserta, al quale ho partecipato come giudice – (qui ti racconto qualche curiosità sulla manifestazione).

In questo post voglio invece raccontarti cosa ho imparato dallo Startup Weekend e quali sono i consigli che ho offerto agli startupper che si sono intrattenuti con me alla fine dell’evento.

Perché lo Startup Weekend funziona

La formula è facile. Gli startupper, insieme ad altri professionisti da ogni campo del business, hanno un weekend per creare un’idea fattibile, che poi viene sottoposta al parere dei “giudici”, imprenditori esperti, presenti all’evento.

La formula funziona: i ragazzi lavorano insieme, danno l’anima per giorni, collaborano, fanno un pitch e rispondono con coraggio ai dubbi sollevati dai mentor. Per loro è un’incredibile occasione di crescita. Alcuni hanno idee più originali, altri copiano e perfezionano idee che già esistono. Ma quello che conta è che sia gli uni che gli altri apprendono cosa significa mettere su un’azienda.

I ragazzi non lavorano da soli, ma sono aiutati da tutor che offrono loro consigli, dandogli un orientamento. Ed è proprio questo uno dei “nervi scoperti” che lo Startup Weekend va a toccare: la necessità per le giovani leve di conoscere tutor pronti a sostenerli.

Un tutor riveste un ruolo fondamentale nella crescita di una startup. È una persona che sa cosa vuol dire “navigare nelle acque agitate del business”. Che ha avuto esperienze negative, che ha commesso errori e imparato. Per questo la sua esperienza diventa fondamentale: aiuta lo startupper a sbagliare meno e a raggiungere prima il risultato.

3 consigli agli startupper

Alla fine dell’evento mi sono intrattenuto con gli startupper, che mi hanno chiesto alcuni consigli su come affrontare le sfide future. Ho risposto loro con alcune priorità che sono fondamentali e contribuiscono a creare il mindset giusto dello startupper. Qui provo a sintetizzarli.

  1.  Smetti di voler sapere tutto. Lo startupper regna in un mondo dove dominano l’incertezza e la sperimentazione. Se aspetta di avere tutti i parametri per valutare e fare una scelta, probabilmente non la farà mai. Deve abituarsi a questo stato delle cose.
  2.  Parla poco, mostra molto. Ho sentito già troppe volte startupper dire in un pitch di avere inventato l’app killer che fa disruption in questo o in quell’altro mercato. Decisamente meglio mostrare numeri e progressi: sono questi a impressionare davvero gli investitori.
  3.   Rischia? Sì, ma in modo ponderato. Sul rischio, sulla necessità di rischiare sono stati spesi fiumi di inchiostro. Uno startupper bravo non va alla ricerca del rischio, ma cerca di ridurlo.

Sei d’accordo con questi tre punti che ho evidenziato? Scrivimi e sarò felice di  discuterne con te.





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